Dopo una breve parentesi di rialzo, verificatasi nella giornata di lunedì, che tante speranze aveva suscitato negli operatori del settore, ecco che le quotazioni del petrolio continuano a scendere. Un calo notevole che ha portato il costo del barile a quota 50 dollari; un prezzo che penalizza fortemente i mercati e le compagnie del settore. A scendere è soprattutto il Brent, cioè il greggio di origine europea che pure aveva visto lievitare il costo nella giornata di ieri. A riportare il prezzo in rialzo era stato un possibile intervento dell’Opec sulla questione dell’eccedenza di offerta sul mercato, una possibilità che, a dire il vero, appare quanto mai remota.
L’offerta del petrolio mai come in questo periodo è, infatti, notevolmente superiore alla richiesta sul mercato, una situazione davvero grave che potrebbe volgere al catastrofico nel giro dei prossimi mesi quando l’Iran, libero dalle sanzioni economiche, potrebbe potenziare ulteriormente la propria produzione portando quindi ad un vero e proprio tracollo del prezzo del greggio. Se a ciò ci aggiungiamo che una delle economia che tradizionalmente richiede maggiormente l’oro nero, la Cina, continua rallentare e quindi ad avere bisogno di una quantità di greggio inferiore, ecco che la situazione potrebbe, se possibile, ulteriormente peggiorare. Già sono migliaia i licenziamenti in tutto il mondo per il calo della produzione da parte delle compagnie.
Ma l’altra faccia della medaglia, quando si parla di calo del prezzo del petrolio, è una possibile diminuzione del costo della benzina. Ed è proprio quello che è accaduto nelle ore scorse quando il prezzo nell’area Euro è sceso a quota 1,22 euro a litro mentre il costo del Diesel ha riscontrato un calo di minore entità, stabilizzandosi a quota 1,11 euro a litro. Ma non è finita qui: da più parti gli esperti prevedono nuovi ribassi: in Inghilterra si è già su quota una sterlina a litro mentre negli USA si prevede un costo di due dollari a gallone.