A seconda della compagnia assicurativa possono variare i diversi fattori che andranno ad incidere sul premio della polizza RCA, ma ce uno di questi fattori che incide moltissimo e che è oggettivo per tutte le compagnie: la cilindrata. Andremo quindi a discutere in questo articolo di come essa incide sul totale del premio assicurativo. Le assicurazioni calcolano l’importo della polizza in base a molti fattori tra cui anche il rischio che il veicolo corre ad essere coinvolto in un incidente, per cui più un veicolo è di grossa potenza e più i rischi di incidente potenza aumentano, e di conseguenza aumentano anche i costi della polizza; ecco perché i cavalli fiscali che indicano la potenza del veicolo sono i fattori più importanti nell’assicurazione.
Il ragionamento delle compagnie non fa una piega: più un mezzo è di grossa cilindrata, più sono alti i rischi di incorrere in incidenti e più sono alti i costi in caso di danni. Attraverso il web è possibile calcolare un’ ipotetica polizza tenendo conto della cilindrata dell’auto in questione attraverso i comparatori assicurativi che si trovano su diversi siti online attraverso cui, inserendo dati personali e dati del veicolo, si può ricevere un preventivo gratuito. I cavalli fiscali non vanno confusi però con i cavalli di potenza in quanto i primi rappresentano un numero che dipende solo ed esclusivamente dalla cilindrata del motore; inoltre c’è da sapere che le cilindrate delle auto attualmente in circolazione vanno da 9 a 45 CV.
CV è l’unità di misura della potenza di un motore (anche espressa in kW in quanto 1 kW=1,36 CV) ma l’assicurazione tiene conto del numero esatto di CV indicati chiaramente sul libretto di circolazione. Ma con la tecnologia così avanzata come quella che abbiamo in questo periodo è inutile classificare un’auto per i suoi CV proprio perché è possibile trovare veicoli con bassa cilindrata ma che mantengono un’alta potenza del motore. Tuttavia ancora questo tipo di calcolo basato sui Cavalli fiscali non è stato abbandonato né dalle assicurazioni, né dalle imprese che deducono il rimorso chilometrico dei dipendenti in trasferta in base ai CV, né dall’Agenzia delle Entrate che ne tiene conto per il calcolo del reddito.