La cessione del quinto per i prestiti INPDAP è una delle forme di credito più diffuse e richieste all’interno del pacchetto delle offerte finanziarie proposte ai dipendenti pubblici. Con tale finanziamento privato, che viene elargito solo a seguito di documentate necessità personali o familiari, il richiedente che può essere un dipendente o un pensionato pubblico deve avere due requisiti fondamentali: il primo è relativo alla sua iscrizione alle gestione delle prestazioni creditizie per cui deve risultare con almeno 4 anni di anzianità di servizio e il secondo è relativo ad un comprovato stato di regolarizzazione di un versamento contributivo dei 4 anni alla gestione delle relative prestazioni sociali di prestito.
Per quanto riguarda la durata essa può essere di due tipi: una quinquennale e cioè con una restituzione della somma percepita in 60 rate mensili e un’altra decennale, cioè con una restituzione in 120 rate mensili. Ovviamente il prestito elargito viene calcolato in base a due fondamentali parametri e cioè un tasso d’interesse annuo del 3,50% e un ammontare delle spese di amministrazione pari al 0.50%. Tecnicamente il prestito erogato viene chiamato cessione del quinto, perché essendo rimborsato attraverso un addebito automatico che l’Inps effettua sulla propria pensione o sul proprio stipendio, il prelievo che viene fatto non può in alcun modo superare un quinto dell’importo mensile della pensione o dello stipendio.
Quindi sarà stesso l’Inps a versare la quota pattuita trattenendola direttamente dalla pensione o dallo stipendio del richiedente. Per quanto riguarda i pensionati ci sono dei limiti da non poter arginare e dunque per forza di cose non tutti possono richiedere questo tipo di prestito, e dunque la cessione del quinto non è prevista per pensioni sociali, per assegni mensili per l’assistenza ai pensionati o altri tipi di assegni come quelli di sostegno al reddito oppure al nucleo familiare. Laddove il pensionato deve semplicemente richiedere la comunicazione di cedibilità della pensione, in cui praticamente gli viene consegnato un documento in cui viene indicato l’importo massimo della rata del prestito.
A fronte di tali condizioni c’è da specificare che i pensionati e i dipendenti della pubblica amministrazione ovviamente in merito ai prestiti legati alla cessione del quinto hanno delle condizioni di rimborso più vantaggiose e favorevoli rispetto a quelle che possono essere proposte a coloro che non rientrano nel circuito Inpdap, per delle motivazioni tecniche che affondano le loro radici in una maggiore affidabilità creditizia del richiedente. La cessione del quinto INPDAP si riferisce nello specifico a limitati prestiti che permettono di ottenere piccole cifre da poter rimborsare con un piano di rateizzazione che va dai 12 a 48 mesi, senza dimenticare che l’importo che viene l’elargito è di regola calcolato in base al reddito percepito mensilmente dal richiedente che sia uno stipendio o una pensione.
Si calcola infatti che il richiedente può aspirare ad una forma di prestito che si aggira intorno a due mensilità per ogni anno del piano di rimborso, sottolineando un dato di notevole importanza e cioè che se egli ha altri prestiti in corso, gli importi saranno ridotti ad una mensilità per ogni anno di ammortamento, per ovvi motivi di garanzia e credibilità. A fronte di tali presupposti è evidente che il tasso d’interesse che sarà applicato alla formula di rateizzazione di questi piccoli prestiti relativi alle cessione del quinto INPDAP è alto, perché sarà orientativamente di 4,25% spalmato però per tutta la durata del piano di rimborso dovuto, a cui andrà aggiunto un premio assicurativo per il fondo rischi che di regola viene stabilito in base all’arco temporale del prestito, e cioè alla sua durata e dunque all’età di colui che ha richiesto la stipulazione del contratto.