L’assicurazione sulla salute risarcisce gli interventi “non invasivi”?

di | 21 Agosto 2015

Uno delle domande che più spesso può porsi una persona che ha intenzione di sottoscrivere un’assicurazione sulla salute è il risarcimento di interventi chirurgici di minore entità: i cosiddetti non invasivi. A chiarire qualche dubbio è la Suprema Corte di Cassazione che nella giornata di ieri, ha emesso una sentenza che ha dato una direttiva ben precisa sul comportamento che le compagnie assicurative devono intraprendere, per non imbattersi in pesanti sanzioni o condanne. Se è vero che la medicina chirurgica ha fatto dei veri e propri passi da gigante diminuendo in maniera continua gli interventi invasivi, è anche vero che le compagnie hanno l’obbligo di coprire tutte le tipologie di intervento, anche le minori.

assicurazione sulla salute

Nessuna scusa quindi per le assicurazioni che tentano di non pagare per gli interventi chirurgici considerati meno dannosi per il corpo umano. L’equiparazione tra il classico taglio ed i punti e un altro tipo di intervento è, quindi obbligatoria. Il caso è di un avvocato che si era visto negato il risarcimento per un intervento a cui si era sottoposto perché, a detta della compagnia assicurativa, l’intervento subito non rientrava in quelli previsti dal contratto stipulato. La motivazione che aveva addotto dalla compagnia era la minore entità dell’intervento ed il mancato utilizzo di un bisturi.

Una volta che si firma una polizza assicurativa sulla salute è indispensabile sapere che essa copre anche gli interventi che vengano effettuati con le più moderne tecniche. Il tutto sta nell’interpretazione che si deve dare al termine intervento chirurgico che si trova all’interno del contratto. Il riferimento, con questo termine, è a tutte le tipologie di interventi che si possono realizzare sul corpo del paziente attraverso l’uso di qualsiasi tecnica medica possibile. Tra questi interventi, secondo la Suprema Corte di Cassazione, rientrano anche quelli che non prevedono nessun tipo di taglio. L’interpretazione della Cassazione è stata molto chiara, sta alle compagnie assicurative rispettarla.

 

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