Non si ferma la stretta del Governo sulle pensioni nel nostro paese. Il nuovo aumento dei requisiti, scattato da quest’anno, ha portato una serie di pesanti conseguenze sugli importi degli assegni liquidati. Un dato che ha risentito di una flessione di ben trentaquattro punti percentuali e mezzo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In sostanza gli assegni liquidati all’inizio del 2016 sono stati pari a 95.381 contro i 145.618 dei primi tre mesi del 2015. Stesso discorso anche per quanto riguarda le pensioni anticipate con una significativa diminuzione degli importi a causa dell’allungamento dell’età prefissata che ora è attestata sui 42 anni e dieci mesi per i lavoratori di sesso maschile mentre è di 41 e dieci mesi per le donne.
Diminuiscono anche gli assegni sociali letteralmente crollati, soprattutto per gli anziani con un reddito minore. La quota dell’importo pensionistico è passata, infatti, da 13.033 a a 7.501 euro con una diminuzione di oltre quaranta punti percentuali. L’allungamento è stato di quattro mesi visto che precedentemente erano necessari 65 anni e tre mesi mentre ora ci si attesta sui 65 anni e sette mesi. Si tratta di numeri che, a detta dei vertici sindacali, non sorprendono. Le parti sociali, intanto, hanno nuovamente chiesto al Governo una maggiore attenzione per i lavoratori evitando eccessive penalizzazione nella flessibilità in uscita.
E’ di una percentuale che va dal tre al quattro per cento la quota di penalizzazione dell’importo pensionistico proposta da più parti. Si tratterebbe di una diminuzione per ogni anno con il quale il lavoratore decidesse di usufruire della pensione in anticipo. Si tratta di uno delle proposte sul tavolo del Governo, ma che appare di difficile attuazione. E’ il costo immediato per le casse dello Stato a preoccupare il Governo che potrebbe avere delle difficoltà sull’immediata, ma dei vantaggi successivi ottenendo successivi recuperi. Dure le critiche della Cgil che ripropone la possibilità di inserire una norma che renda il sistema meno rigido.